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“Tariffe differenziate in base alle chimiche delle batterie. Così garantiamo trasparenza ai nostri Produttori e conformità al Nuovo Regolamento europeo”

Intervista a Laura Castelli, Direttore Generale di Erion Energy, sull’aumento dei contributi delle due principali tipologie di batterie al litio

“L’aumento dei contributi delle due principali tipologie di batterie portatili al litio  rappresenta la risposta ad una situazione concreta che si è realizzata nel primo semestre del 2024: le quantità di tali tipologie di batterie trovate all’interno dei rifiuti raccolti è notevolmente aumentata”. Laura Castelli, Direttore Generale di Erion Energy, spiega con queste parole il rincaro delle tariffe consortili per la gestione dei rifiuti di alcune tipologie di batterie al litio portatili passate, dal 1° settembre 2024, da 0,67 a 1,2 euro al chilogrammo.

Un aumento di quasi il doppio non è trascurabile. Da cosa è dipeso?

Per capirlo bene bisogna accennare al funzionamento dell’intera filiera in Italia. La raccolta dei rifiuti di batterie (RB) avviene presso i Centri di Raccolta comunali, i punti della distribuzione, i grandi utilizzatori (come gli ospedali) e i detentori del rifiuto. Tutti soggetti che sono iscritti al Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori (CDCNPA) e che ad esso si rivolgono quando hanno necessità che i RB raccolti vengano ritirati.

Come avviene questo processo?

Con una Richiesta di Ritiro che, a sua volta, il CDCNPA inoltra a uno dei Consorzi della filiera, come Erion Energy, affinché questo recuperi il carico e lo trasporti presso uno dei tre centri di selezione e cernita operanti sul territorio nazionale dove le batterie vengono suddivise per chimica, tra le principali: alcaline, piombo e litio. Una volta conclusa questa fase i tre centri di selezione e cernita ritornano al CDCNPA per fare una richiesta di trattamento che viene assegnata ad ogni Consorzio.

I Consorzi devono dunque occuparsi del trattamento. Che correlazione ha questo passaggio con l’aumento delle tariffe di Erion Energy per la gestione delle batterie al litio?

Le richieste di trattamento vengono assegnate ai Consorzi secondo un criterio che tiene conto delle chimiche delle batterie immesse sul mercato dai Produttori da esso rappresentati. Se, ad esempio, un Sistema Collettivo detiene una quota di mercato del 50% di batterie alcaline sarà chiamato a trattare la medesima percentuale di rifiuti provenienti da questi prodotti. Questa regola vale, ovviamente, anche per le batterie al piombo e per quelle al litio. Il punto della questione è che non tutti i processi di trattamento sono uguali: riciclare una tonnellata di pile alcaline costa circa 300 euro, per fare la stessa cosa con una tonnellata di batterie al litio può costare più di 6.000 euro.

Sono costi di trattamento piuttosto alti.

I Produttori di Erion Energy rappresentano fino al 47% delle quote di batterie Portatili al litio immesse sul mercato, con il restante 53% diviso tra gli altri Consorzi, con il secondo che arriva a poco più del 16%. Quindi si può dire che su 10 richieste di trattamento di RB al litio, quattro arrivano a Erion Energy. Se consideriamo che tra il 2023 e il 2024 tali richieste sono aumentate del 7% su scala nazionale, è facile spiegare quanto pesi su di noi la gestione di questo rifiuto.

Come affronta Erion Energy questo aumento dei costi?

Rimanendo sempre trasparente e differenziando le tariffe per i suoi Produttori in base alle chimiche dei prodotti. Erion Energy ha un listino che diversifica i contributi in base al tipo di batteria immessa sul mercato per garantire che ogni Produttore paghi esclusivamente ciò che la normativa gli impone di pagare, la gestione a fine vita di quanto direttamente immesso sul mercato. Altri Consorzi hanno optato per una proposta a tariffa unificata per tutti i Produttori, a prescindere dai prodotti che essi immettono sul mercato. Così facendo si suddividono i costi del trattamento del litio anche tra i Produttori che immettono sul mercato solo batterie alcaline o al piombo. È un sistema non del tutto trasparente che impone le medesime tariffe a Produttori differenti, portando a pagare costi più alti ad aziende che non sarebbero tenute a farlo.

Anche il nuovo Regolamento europeo sulle batterie e i Rifiuti di batterie richiede di differenziare le tariffe in base alle chimiche delle batterie.

È un principio che riteniamo corretto e che abbiamo, infatti, applicato fin da prima che il Regolamento entrasse in vigore. Reputiamo appropriato che i Produttori di batterie alcaline, al piombo e al litio, paghino il costo del trattamento dei prodotti che immettono sul mercato. Con il contributo unico i Produttori di alcaline e di batterie al piombo finiscono per co-finanziare il trattamento dei rifiuti di batterie al litio. In questo modo non si sente il rumore dell’aumento delle tariffe, ma di fatto c’è uno svantaggio di partenza per due categorie di Produttori.

Perché il costo del trattamento delle batterie al litio è così alto?

Perché le chimiche presenti in queste batterie sono molto più difficili da lavorare e perché in Italia non ci sono impianti di trattamento a livello industriale per questa tipologia di rifiuti. In Europa, a parte qualche eccezione, la situazione non è migliore della nostra, così come non sono inferiori i costi applicati dai Consorzi in Francia, Spagna o Austria. Bisogna puntare sullo sviluppo tecnologico per riuscire ad accorciare le distanze che ci separano da Paesi molto più avanti su questi aspetti, come la Cina. Finché non verranno creati nuovi impianti, la cui nascita è prevista per il 2026 in Italia, è difficile che la situazione migliori, perché non potremo contare sull’efficienza di economie di scala.