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Meno burocrazia e più condivisione: così si sviluppa l’economia circolare

Se n’è discusso lo scorso 10 giugno a Roma in occasione del “Forum sui modelli circolari per la crescita”, organizzato da Erion in occasione della presentazione del suo Bilancio di Sostenibilità 2024

Un momento di riflessione strategica e di confronto concreto tra istituzioni, imprese, esperti e accademici per delineare insieme il ruolo cruciale dell’economia circolare come leva per la competitività del sistema Italia. È la sintesi del “Forum sui Modelli Circolari per la Crescita”, promosso il 10 giugno 2025 a Roma da Erion in occasione della presentazione del Bilancio di Sostenibilità 2024.

 

Erion: “Lavoriamo per un modello di economia circolare partecipato”

L’incontro ha riunito intorno al grande tema dell’economia circolare gli interventi di importanti rappresentanti della politica, dell’industria e dell’università. Moderatrice dell’evento, la caporedattrice di SkyTG24, Tonia Cartolano, che in apertura dell’incontro ha ricordato il primato dell’Italia in Europa in termini di circolarità: “Nel nostro Paese il tasso di uso circolare delle risorse è pari al 20,8%, dieci punti percentuali oltre la media europea che si attesta sull’11,8%. Per essere ancora più competitivi dobbiamo fare rete e rendere la circolarità un concetto davvero partecipato”. Proprio sul concetto di collaborazione si è focalizzato l’intervento di Andrea Fluttero, Presidente di Erion Compliance Organization, che ha dichiarato: “Crediamo in un modello di economia circolare partecipato. Eventi come quello di oggi servono a condividere un percorso e informazioni utili basate sull’attività di un soggetto come Erion pienamente impegnato nello sviluppo della sostenibilità e della circolarità delle risorse in diverse filiere del post consumo”. Fluttero ha, inoltre, sostenuto l’importanza di compiere uno sforzo culturale per passare dalla logica del rifiuto, propria dell’economia lineare, a quella della risorsa, insita nel paradigma circolare e che punta al prolungamento della vita dei beni, al riuso e al riciclo.

Concetti, questi ultimi, ripresi anche nell’intervento di Luca Campadello, Strategic Development and Innovation Manager di Erion, che ha presentato i risultati del Bilancio di Sostenibilità 2024: “L’anno scorso Erion ha riciclato una quantità di Materie Prime Seconde pari al peso di 513 treni ad alta velocità. Una cifra che, insieme a molte altre, testimonia quanto l’impegno di Erion sia utile alla società e all’economia nazionale”. Un’evidenza sottolineata anche da Danilo Bonato, Direttore Sviluppo e Relazioni Istituzionali di Erion, che ha posto in rilievo il contributo positivo del Sistema multi-consortile alla catena del valore e allo sviluppo dell’economia circolare. “Una strategia– ha ricordato Bonato – che risponde a tre esigenze fondamentali: il disaccoppiamento della crescita economica  dal prelievo di risorse naturali, il contrasto al cambiamento climatico, e la riduzione della dipendenza dell’Europa da paesi terzi per quanto riguarda le importazioni di materie prime strategiche necessarie per la transizione energetica e digitale”.

Danilo Bonato – Direttore Sviluppo e Relazioni Istituzionali di Erion

L’economia circolare in Italia, tra ritardi ed anticipi

La prima tavola rotonda della giornata è stata inaugurata dall’intervento di Benedetta Scuderi, Membro del Parlamento europeo, che ha affrontato il tema dei ritardi dell’Ue nella programmazione di politiche circolari, e l’avanzamento di Paesi come la Cina e i BRICS. Economie che, a differenza dell’Ue, hanno sviluppato le proprie capacità industriali, portandosi in vantaggio in diversi settori di mercato: da quello tecnologico all’automotive. “Avremmo dovuto muoverci prima verso lo sviluppo delle energie rinnovabili – ha detto Scuderi – invece i prezzi dell’energia in Europa sono tra i più alti al mondo”.

Laura D’Aprile, capo Dipartimento per la Transizione Ecologica e gli Investimenti Verdi del MASE, ha ricordato il contributo dell’Italia alle consultazioni sul Circular Economy Act e la norma europea che introduce la Responsabilità Estesa del Produttore nel settore Tessile. “Settore che – ha sostenuto D’Aprile – è strategico perché rappresenta un comparto caratterizzante della nostra industria nazionale e perché è uno dei settori più impattanti sulle risorse ambientali. Siamo in costante contatto con la Commissione europea sul nuovo Circular Economy Act, ma sul tessile abbiamo colto l’esigenza di anticipare la regolamentazione comunitaria”. L’Italia ha una storia della manifattura eccellente e assolutamente in linea con i principi dell’economia circolare.

Lo ha ricordato il Senatore Antonio Misiani, Responsabile Economia e Finanze, Imprese e Infrastrutture PD, che ha affermato che il passaggio da un modello lineare a uno circolare deve necessariamente basarsi su tre leve, ovvero, “Lo sviluppo di una politica industriale verde che sostenga le PMI che hanno scommesso sull’economia circolare; la semplificazione normativa che premi le realtà virtuose; la creazione dei i cosiddetti green jobs”. Per l’onorevole Massimiliano Salini, Membro del Parlamento europeo, “L’economia circolare non dev’essere inventata, bisogna guardare a quello che è già successo e adottare le migliori soluzioni nei vari settori produttivi”.

Il punto di vista delle imprese e della Ricerca

“Come possiamo far diventare l’eccellenza italiana nell’economia circolare un volano di competitività del Paese?”. Si è aperta con questa domanda la seconda tavola rotonda dell’evento che ha avuto come primo relatore Giacomo Vigna, Dirigente Direzione Politica Industriale MIMIT. “Conviene fare economia circolare – ha detto Vigna – perché giustamente riduce l’estrazione delle risorse naturali, le emissioni di gas serra e le dipendenze da Paesi terzi. Ma la mia domanda è: cosa può importare a un imprenditore di ciò se una materia prima proveniente dalla Cina costa di meno rispetto a una riciclata in Italia? Il punto è questo: finché fare economia circolare non diventa conveniente per tutti, l’imprenditore che vuole sopravvivere non dev’essere obbligato ad applicarla”.

Per Marco Ravazzolo, Environment, Energy and Mobility, Policy Director Confindustria: “L’economia circolare è l’esempio plastico della possibilità di far viaggiare insieme tutela dell’ambiente e sviluppo. Per riuscirci dobbiamo pensare come europei, abbattere le barriere burocratiche e ragionare in un’ottica di simbiosi industriale”. Una tesi, quella di Ravazzolo, sostenuta anche da Edoardo Croci, Professore di Economia Ambientale all’Università Bocconi, che ha aperto il suo intervento ricordando che: “Per valorizzare la propria leadership nell’economia circolare, l’Italia dovrebbe lavorare in tre ambiti strategici: il primo è quello della riduzione della propria dipendenza dalle importazioni estere; il secondo è la creazione delle filiere industriali legate alla circolarità; il terzo è la misurazione dei benefici ambientali e l’individuazione di sistemi di rilevamento di tali benefici”.

Ha chiuso i lavori della giornata Leonardo Salvemini, Avvocato e Professore di diritto, amministrativo e ambientale, secondo il quale nessun risultato potrà essere raggiunto senza la collaborazione tra il settore pubblico e quello privato e la condivisione di progetti che puntino alla sostenibilità. “Il rapporto pubblico e privato – ha detto Salvemini – è purtroppo conflittuale, non solo sui temi affrontati qui oggi. È invece necessario scrivere regole più coraggiose che spingano verso la ricerca scientifica e un nuovo e più maturo rapporto di fiducia tra le parti”.

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