Il Consiglio europeo ha adottato a luglio una nuova legge che posticipa di due anni, fino al 18 agosto 2027, la data di applicazione degli obblighi riguardanti la due diligence, per dare a produttori ed esportatori di batterie più tempo per prepararsi a vigilare su impatti sociali e ambientali lungo le proprie catene di fornitura. La misura fa parte del cosiddetto pacchetto “Omnibus IV”, approvato dall’Unione Europea per semplificare alcune norme in fase di approvazione con la giustificazione di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, migliorare il funzionamento del mercato interno e sostenere la competitività delle aziende, in questo caso dei produttori di batterie.
La soluzione scelta dalle istituzioni UE, in genere, è stata il cosiddetto “stop the clock”, ovvero posticipare l’entrata in vigore di specifiche scadenze normative: è successo, ad esempio, anche per la direttiva CSRD sulla rendicontazione di sostenibilità. Scelte criticate perché il confine tra pausa e retromarcia non è così semplice da definire: rimandare misure importanti di alcuni anni rischia, infatti, di indebolire l’impianto normativo. Soprattutto se al rinvio sono state affiancate scelte che depotenziano l’efficacia, come è successo proprio con la direttiva CSRD, su cui è arrivata la scure per quanto riguarda le aziende soggette alle nuove regole, passate da 50.000 a 6.000.
Lo “stop the clock”, adesso, arriva per chi produce ed esporta batterie: per conformarsi alle regole contenute all’interno del regolamento sulle batterie, adottato nel 2023, verranno dunque concessi due anni in più. Il Regolamento UE 2023/1542 introduce importanti obblighi di responsabilità sociale per i produttori di batterie e gli operatori economici coinvolti lungo la filiera. L’obiettivo è garantire che le materie prime critiche, come cobalto, litio, nichel e grafite, siano estratte e commercializzate nel rispetto dei diritti umani e di standard ambientali e sociali internazionali.
A partire dal 18 agosto 2025 tutti i produttori e le organizzazioni responsabili della raccolta e gestione delle batterie (Producer Responsibility Organizations) sarebbero stati tenuti ad adottare e comunicare pubblicamente una politica di due diligence chiara e conforme ai principali standard internazionali, come le Linee guida OCSE e i Principi guida ONU su imprese e diritti umani, mettere in pratica politiche di due diligence, individuando e valutando i rischi ambientali e sociali nelle proprie catene di fornitura per prevenire o ridurre gli impatti negativi delle batterie sull’ambiente, incluso il loro trattamento come rifiuti, e sviluppare strategie mirate per prevenire, mitigare o affrontare i rischi identificati.
Le aziende sono, inoltre, obbligate a sottoporre a verifica indipendente da parte di un organismo di controllo terzo le politiche di due diligence adottate, che certifichi la loro conformità, e a rendere pubblici tali processi. Il rinvio offrirà più tempo per l’istituzione di organismi di verifica terzi, poiché sono stati identificati diversi problemi con il loro processo di autorizzazione. Come sottolinea la Commissione europea: “La designazione di tali organismi sta richiedendo più tempo del previsto. Gli schemi di due diligence riconosciuti dalla Commissione in conformità al Regolamento (UE) 2023/1542 faciliterebbero il lavoro degli operatori economici e degli organismi di verifica. Tuttavia, gli schemi di due diligence relativi alle materie prime presenti nelle batterie devono ancora essere ulteriormente sviluppati e attuati, e successivamente devono sottoporsi al processo di riconoscimento della loro equivalenza da parte della Commissione”.
di Tiziano Rugi
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