FAQ RB

1 - Quanti tipi di batterie esistono?

Il Regolamento europeo prevede cinque macro-gruppi: batterie portatili, batterie per mezzi di trasporto leggeri, batterie per veicoli elettrici, batterie per autoveicoli e batterie industriali.

Secondo normativa, il rifiuto si genera quanto “Il detentore si disfi o abbia l’intenzione o abbia l’obbligo di disfarsi”. Nel caso delle batterie, questo avviene, per esempio, quando sono esauste e non funzionano più.

Il Regolamento europeo relativo alle batterie e ai rifiuti di batterie ha l’obiettivo di prevenire e ridurre gli effetti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti di batterie sulla salute umana e sull’ambiente e mira a ridurre l’uso delle risorse e favorire l’applicazione pratica della gerarchia dei rifiuti.

Tale gerarchia è stata introdotta dalla Direttiva 2008/98/CE  come ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti e prevede:

a) la prevenzione;

b) la preparazione per il riutilizzo;

c) il riciclo;

d) il recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;

e) lo smaltimento.

Le batterie, al loro interno, possono contenere sostanze pericolose per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Ne sono un esempio: zinco, cadmio, mercurio e piombo. Eppure, contengono anche materie prime preziose (il piombo stesso, nichel, terre rare, litio, ferro, zinco, manganese) e riciclabili che – grazie a un trattamento corretto – possono essere recuperate e riutilizzate creando nuove risorse e nuovi prodotti come pannelli fotovoltaici, nuove batterie, targhe per auto e molto altro. Per esempio, per ogni tonnellata di batterie alcaline raccolte e gestite virtuosamente si possono recuperare oltre 300 chili di zinco e 250 chili di ferro e nichel.

Per consentire il riciclo, sono necessari una raccolta differenziata e un corretto trattamento.

Secondo gli ultimi dati Eurostat a disposizione, nel 2021 in tutta l’Unione europea sono state immesse sul mercato 242.000 tonnellate di batterie portatili e accumulatori e ne sono stati raccolti 108.000 tonnellate. È dunque del 48% il rapporto tra le vendite medie annue di batterie portatili e accumulatori (calcolate sul periodo 2018-2021) e i RPA raccolti per il riciclo nel 2021. 

In Italia, secondo gli ultimi i dati del Centro di Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori (CDCNPA) nel 2023 sono state raccolte più di 9.300 tonnellate di Rifiuti di batterie, mentre la raccolta di accumulatori industriali e per veicoli, è stata superiore a 125.000 tonnellate.

Occorre precisare che i quantitativi contabilizzati dal CDCNPA sono relativi ai rifiuti raccolti tramite i Sistemi Collettivi e Individuali: non compaiano i RB gestiti da soggetti terzi (non iscritti al Centro di Coordinamento) che effettuano il servizio di raccolta autonomamente, i quali non hanno alcun obbligo di rendicontazione del dato al CDCNPA stesso.

Purtroppo, per le loro dimensioni ridotte le batterie portatili sfuggono spesso alla corretta filiera del riciclo. In casa, nascoste in qualche cassetto o scatola, su una mensola o gettate nella pattumiera, tra i rifiuti indifferenziati.

Il Regolamento europeo ha introdotto obiettivi minimi di raccolta per il flusso dei Rifiuti di batteria con l’obiettivo di favorire il recupero delle Materie Prime Seconde al fine di immetterle in nuovi cicli produttivi senza la necessità di nuove estrazioni dal suolo.

Il Regolamento prevede il raggiungimento di tassi di raccolta sfidanti: per le batterie portatili sono fissati al 45% entro il 2023, 63% entro il 2027 e 73% entro il 2030; per le batterie dei mezzi di trasporto leggeri (Light means of transport – LMT) al 51% entro il 2028, 61% entro il 2031.

Le batterie vengono sottoposte a differenti operazioni di trattamento a seconda della tipologia e composizione chimica. Questo è essenziale per evitare dispersioni di sostanze inquinanti nell’ambiente e al fine di massimizzare il recupero delle materie riciclabili. Dopo la raccolta, questi rifiuti subiscono una prima fase di selezione, che può avvenire manualmente o attraverso processi automatici. Le batterie vengono divise principalmente per forma e tipologia di chimica. Si distinguono principalmente le seguenti tipologie:

  • Batterie alcaline o zinco-carbone
  • Batterie al litio
  • Batterie al nichel-cadmio o nichel metallo-idruro
  • Batterie al piombo

A seconda della chimica e della specifica tecnologia di riciclo utilizzata, le batterie selezionate possono essere sottoposte a due differenti tipi di processo, od una combinazione in serie dei due:

  • Pirometallurgico: dopo una prima fase di macinazione si ottiene la cosiddetta “black-mass”, ovvero il mix di polveri catodiche e anodiche che compongono la batteria. Questa viene poi introdotta in apposite fornaci ed impiegata quindi in processi di metallurgia secondaria al fine di recuperarne i principali metalli che la compongono.
  • Idrometallurgico: A differenza del trattamento pirometallurgico, che sfrutta processi termici per fondere le batterie e ricavarne nuovi materiali, il trattamento idrometallurgico utilizza processi chimici o biologici che prevedono la lisciviazione dei metalli da composti in soluzione. La tipologia di composti chimici ottenibili e la loro efficienza di recupero dipende fortemente dal tipo di reagenti e reazioni chimiche utilizzate.

Ogni esercizio commerciale adibito alla vendita di batterie portatili (rivenditori come supermercati, centri commerciali ed esercizi vari, inclusi i tabaccai) deve garantire il ritiro del rifiuto inerente attraverso un contenitore per la raccolta esposto in prossimità dei banchi vendita. Anche senza l’obbligo dell’acquisto di un nuovo prodotto.

Stessa cosa vale per le altre tipologie di batterie: ogni qualvolta si proceda alla sostituzione presso l’elettrauto, l’officina o il rivenditore, questi dovranno provvedere al ritiro del rifiuto.

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