La transizione ecologica sarà accompagnata dall’innovazione tecnologica. Se questo assioma è vero, certamente riguarderà un punto centrale e controverso del cambiamento in corso che riguarda l’accumulo di energia. In parole povere parliamo di batterie. Specialmente quelle legate al nostro modo di muoverci, che già oggi è attraversato dalle prime novità. Tra monopattini, bici, scooter, auto e addirittura barche, il mondo dei trasporti del futuro non potrà che essere elettrico, tenuto conto anche dello stop del Parlamento europeo alla vendita di motori termici alimentati a benzina e diesel dal 2035. Sarà una vera rivoluzione, se pensiamo a quanto è stato dominante il motore a scoppio e i suoi derivati nello sviluppo umano.
Tuttavia, almeno per ora, si tratta di una rivoluzione a metà. Se il trasporto elettrico, infatti, riduce l’inquinamento locale abbattendo le emissioni di gas serra, non si può dire lo stesso del suo intero ciclo di vita che, specie in merito alla produzione e smaltimento delle batterie, implica l’uso di terre rare come litio e cobalto e può significare il rilascio di sostanze pericolose nell’ambiente. E proprio su questo punto si cimenta la ricerca pubblicata di recente dalla rivista scientifica Nature dal titolo “Advancing battery design based on environmental impacts using an aqueous Al-ion cell as a case study”.
Si tratta di uno studio sperimentale che riguarda una batteria acquosa agli ioni di alluminio (AI-ion) nel suo primo sviluppo. L’autrice dell’Università britannica del Southampton, Nicole Melzack, concentra la propria ricerca sull’impatto ambientale della produzione e dell’utilizzo delle batterie come metrica per lo sviluppo del loro design, tramite l’analisi del ciclo di vita, test di laboratorio e l’uso di grandi strutture come la Diamond Light Source per studi di diffrazione. Il suo lavoro, dunque, parte dall’assunto che la ricerca tecnologica sulle batterie debba contribuire a promuovere uno sviluppo sostenibile.
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di Nicoletta Fascetti Leon
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