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L’UE lancia l’accademia europea delle materie prime

Sarà operativa entro quest’anno l’European Raw Materials Academy, promossa a Bruxelles e sostenuta con 10 milioni di euro per “colmare il divario di competenze lungo la catena del valore”. Per ridurre le dipendenze sulle materie prime critiche, essere sostenibili e incentivare un cambio di paradigma

L’accademia europea delle materie prime: con questo nome un po’ pomposo l’Unione Europea conferma l’attenzione verso le cosiddette materie prime critiche, ovvero quei materiali e quei metalli che risultano fondamentali per lo sviluppo economico dei settori strategici delle energie rinnovabili, della mobilità elettrica, dell’elettronica, dell’aerospazio e della difesa.

Dal litio al cobalto, dal manganese al tungsteno fino ad arrivare alle terre rare: sono nomi coi quali chi legge EconomiaCircolare.com ha da tempo imparato a fare i conti. E in questo senso l’Unione Europea è conscia che da esse, dall’approvvigionamento fino all’utilizzo e al riutilizzo, passa parte del futuro del Vecchio Continente. L’European Raw Materials Academy è stata lanciata durante la nona edizione della Raw Materials Week, che si è tenuta a dicembre 2024 a Bruxelles, ma è lungo il 2025 che diventerà pienamente operativa.

Sostenuta con 10 milioni di euro del programma per il mercato unico e Horizon Europe, l’accademia, scrive la Commissione Europea, “svilupperà contenuti e credenziali di apprendimento per colmare il divario di competenze lungo la catena del valore delle materie prime. Sosterrà le competenze e la qualità richiesta ai fornitori, fornendo istruzione e formazione negli Stati membri dell’UE, nonché supporto alla forza lavoro richiesta nell’UE per l’esplorazione, l’estrazione, la trasformazione e il riciclaggio delle materie prime”.

Perché un’accademia?

L’accademia europea delle materie prime è la seconda accademia dell’UE istituita ai sensi del regolamento sull’industria a zero emissioni nette (il Net Zero Industry Act, noto anche con l’acronimo NZIA), dopo l’accademia europea delle materie solari, lanciata nel giugno 2024. La diffusione dei programmi avviene tramite partner locali. Questi possono essere fornitori di formazione professionale ed educativa, aziende o università o altri tipi di formatori con i quali l’accademia collabora per implementare i suoi programmi. Il progetto sarà realizzato dall’Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia (EIT). L’EIT è uno strumento per l’innovazione dell’UE dedicato all’integrazione dell’istruzione e delle competenze con la ricerca e le imprese.

“Le materie prime critiche sono uno dei fondamenti della nostra rinnovata politica industriale – ha detto Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo per la Prosperità e la Strategia Industriale “Sono essenziali per la decarbonizzazione della nostra industria L’Europa deve garantire una filiera diversificata e resiliente. Dobbiamo ridurre le nostre dipendenze con la nostra produzione nazionale che soddisfa elevati standard di qualità e allo stesso tempo garantire contratti sostanziali con partner che la pensano allo stesso modo in tutto il mondo. Rendere l’Europa leader nella produzione, ricerca e conoscenza di materie prime critiche è un elemento essenziale della nostra competitività e della nostra sovranità europea. L’accademia europea delle materie prime è in prima linea in questo necessario cambiamento di paradigma”.

L’impegno UE sulle materie prime critiche

Come accennavamo prima, l’Unione Europea monitora da anni il tema cruciale delle materie prime critiche lungo l’intero ciclo di vita, attraverso atti e provvedimenti che più volte abbiamo raccontato. In questo senso è cruciale la settimana delle materie prime (qui per saperne di più) a cui abbiamo fatto riferimento all’inizio di questo pezzo: si tratta del più grande evento politico globale sulle materie prime critiche, organizzato dalla Commissione europea dal 2016. Attira oltre 1.000 partecipanti provenienti dall’industria, dalle amministrazioni degli Stati membri, dalla società civile, dal mondo accademico e della ricerca. L’evento di quest’anno si è concentrato in particolare sulla cooperazione internazionale con i Paesi di partenariato, con sessioni sulle opportunità di investimento in Canada, Groenlandia, Australia, Brasile, Kazakistan, Uzbekistan, Norvegia, Zambia, Repubblica Democratica del Congo e Sud Africa.

 

di Andrea Turco

 

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